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sabato 5 aprile 2008

Non si aspira un'acca...

Ecco cosa succede all'italiano dopo mesi di contaminazione dell'inglese:

- il lancio= il pranzo, "lunch"
- sendere= già citata italianizzazione del verbo "to send" (traduzione: spedire)
- noccare/ringare= rispettivamente "to knock/to ring": bussare/suonare alla porta
- puttare= paurosa traduzione (che mi si è infilata nel cervello già da ottobre) di mettere "to put", verbo così breve e immediato che è stato capace, in un mese, di soppiantare 20 anni di carriera del povero e onesto verbo italiano...
Linko qui un articolo sull'argomento Italiano-Inglese che ho trovato interessante.
Altre cose degne di nota:
-Contaminazione finlandese nello scritto: kaffè scritto con la k, per analogia con "kahvi" finlandese.

Prendi parlanti nativi e "sendili" in un paese straniero dove saranno obbligati a parlare un'altra lingua.
Il risultato, dopo qualche tempo, sarà una nuova lingua. Una generazione o due e la comprensione con la lingua d'origine sarà seriamente compromessa...
Ora capisco come nascono le nuove lingue.


Mi misuro con le piccole irrazionalità dell'italiano scritto:

-h.
Non pronunciata in italiano. Dunque difficilmente percepita ascoltando l'inglese, il finlandese o qualsiasi altra lingua in cui questa sconosciuta consonante non sia muta.
Causa problemi e incomprensioni. Un esempio classico... con facce stranite ho sentito porre agli italiani la domanda: "Sei affamato o arrabbiato?".
"Hungry" e "angry" hanno una pronuncia molto simile se ci si dimentica l'aspirazione e ciò, per noi, è pressochè ordinaria amministrazione, purtroppo.
Un'acca fa la differenza, e noi la ignoriamo così facilmente... Se eravamo solo affamati, magari un po' alterati lo diventiamo. L'acca è una lettera con la dignità delle altre, ma fondamentalmente si usa in sostituzione delle lacune dell'alfabeto, in fondo adottare una K potrebbe essere una soluzione intelligente. Nello scritto rivela la sua utilità e probabilmente è causa prima degli errori grammaticali. Io ho, tu hai, egli ha. Non "o, ai, a" perfettamente omofoni ma con altri significati.
Come lo si spiega, ai marmocchi delle elementari? Regola, punto e basta. Accettare, senza pensarci troppo. Mmm... che non diventi uno stile di vita però. Forse non sono tagliata per insegnare grammatica alle elementari, disorienterei classi intere, con discorsi del tipo: "Sarebbe più logico fare così, ma la regola è cosà... ma voi dovete ragionare e farvi delle idee vostre. Sempre e su tutto." Otterrei forse, menti aperte, fin dalla più tenera età, ma persone totalmente sgrammaticate e anarchiche dal punto di vista razionale. Faccio meno danni se mi metto, d'estate, a raccolgliere i frutti di bosco in Lapponia.
Ma mi chiedo: perchè noi non habbiamo, voi non havete se essi hanno?
Se Dante haveva, non possiamo havere anche noi? No, noi abbiamo.
A questo punto devo inspirare, espirare e accettare le irrazionalità delle regole grammaticali. Le regole sono regole.

Ho scoperto che adesso insegnano (almeno qui, agli studenti di italiano finlandesi) a dire io, tu, lui, noi, voi, loro. Egli ed essi, in effetti quasi nessuno li usa nella lingua di tutti i giorni, pensandoci bene... Non ho nulla contro "lui" e nemmeno contro "loro", nuovi arrivati nei libri di grammatica. Siano i benvenuti. Ma i verbi li ho imparati il secolo scorso e finchè "egli" ed "essi" resisteranno nella lingua scritta, non mi sentirò vecchia! Esame di coscienza. Il mio italiano on-line, orale in forma scritta, probabilmente esclude egli ed essi. Rileggendomi, mi salta all'occhio.

Dedico questo sproloquio grammaticale alla mia cara, bionda maestra Barbara.
Colei che mi ha insegnato che "in sieme" si scrive insieme e "l'anatura" si scrive la natura (dopo averlo scoperto, a sette anni, il verde dell'erba mi è sembrato un po' diverso da come lo vedevo prima). Lei, o meglio, essa, che mi ha consigliato di evitare "se nò" /"sennò" perchè non si capisce mai come si debba scrivere e perchè si rischia di scrivere "seno"...
Ha cercato, con le stelline premio e i segnacci rossi della penna ad inchiostro liquido di debellare le mie ricorrenti confusioni con le "i" omesse o aggiunte in parole come "scienza"ma sapeva che con le scienze esatte e i numeri, già dalle elementari avevo poco a che fare e che la mia "coscienza" era più portata verso altre forme di "conoscenza"!
Con rossore confesso che sono diventata un asso nel trovare i sinonimi che mi permettessero di evitare di cadere nei tranelli delle "ciliegie", "valigie" e company.
I suoi insegnamenti non erano solo relegati all'ambito linguistico. "Non lasciare andare via lo smalto da solo, col tempo", "Mai i gomiti sul tavolo"... ci insegnava la vita, perchè in fondo gli errori grammaticali dei bambini sono gli errori più innocui al mondo.
Mi ha mostrato come è possibile, essere intelligenti e al tempo stesso portare tacchi e rossetto.
Giocavo con le Barbie, ma grazie a lei ho sempre preferito Lisa Simpson, che il tallone lo appoggia per terra quando vuole e il cervello lo usa, non esclusivamente per scegliere il colore della borsetta da abbinare alle scarpe.

Mi sono ritrovata davanti, dopo anni, questa storiella che con sorpresa ho scoperto di ricordare a memoria. Probabilmente me la sarò fatta leggere un centinaio di volte, ancor prima di imparare a sillabare
...

In principio la Terra era tutta sbagliata, renderla più abitabile fu una bella faticata. Per passare i fiumi non c'erano ponti. Non c'erano sentieri per salire sui monti. Ti volevi sedere? Neanche l'ombra di un panchetto. Cascavi dal sonno? Non esisteva il letto. Per non pungersi i piedi, né scarpe né stivali. Se ci vedevi poco non trovavi gli occhiali. Per fare una partita non c'erano palloni: mancava la pentola e il fuoco per cuocere i maccheroni, anzi a guardare bene mancava anche la pasta. Non c'era nulla di niente. Zero via zero, e basta. C'erano solo gli uomini, con due braccia per lavorare, e agli errori più grossi si poté rimediare. Da correggere però, ne restano ancora tanti: rimboccatevi le maniche, c'è lavoro per tutti quanti!

Gianni Rodari, Favole al telefono, Einaudi Ragazzi, Edizioni E.Elle, Trieste 1993, p. 210

Incredibile quanto ti segnino, le fiabe dell'infanzia. Con un sorriso, scopro che semplificandole, le mie idee sul mondo e su come debbano andare le cose sono racchiuse in qualche libro per bambini.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Maryyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyy.....................

noooooooooooooooooooooooo..........

anche io comincio a usare le parole spagnole quando parlo in italiano... (giordana lo chiama "itagnolo") :P

Tanti saluti alla nostra maestra più bella e simpatica...
Tutte le volte che la incontro mi ritrovo a pensare "vorrei diventare come lei.."
...esattamente come quando avevo 9 anni...

baci baci

PS: saluti da ste!!

floriana bettini ha detto...

molto simpatica questa riflessione sulle lingue. Mi sono divertita. ciao mamma

Alice ha detto...

Ciao Mary!
Anche a me è piaciuta molto questa riflessione sulle diversità linguistiche.Scrivi davvero bene e riesci a catturare l'attenzione.
Sono appena arrivata a Bologna "fuggendo"(dai, sto scherzando) dal borgo invaso dalla Michi e dai suoi pargoli.Filippo è cresciuto e ha subito cominciato a farsi valere facendo a botte con i suoi fratelli.Ho raccontato alla Michi che hai cucinato le lasagne.Era davvero ammirata...Mi hanno chiesto di salutarti sia lei sia suo marito.
A presto

Anonimo ha detto...

Aperte le virgolette,lettera maiuscola- CHE EMOZIONE ! - chiuse le virgolette.
Ero già nel relax del dopo cena...la TV accesa a cercare qualche intervista politica stimolante,in previsione delle votazioni di domenica...pensavo con gioia alla scuola chiusa in quei giorni e al tempo che avrei potuto dedicare al giardino,ormai bisognoso delle mie amorevoli cure... pensavo alla mattinata di oggi quando avrei accompagnato alla scuola media Marvelli i miei 23 alunni per il progetto continuità a stemperare le paure verso i prof mangiabambini,a vivere in diretta qualche ora tra i banchi dei grandi,quelli senza grembiule ma con tanti compiti da fare...pensavo impotente agli errori che ancora spuntano tra i loro quaderni, tra calligrafie ormai piccole e contorte,da piccoli adulti!
Poi al telefono tua madre e di corsa al computer a leggere di te e di me.
Non so scriverti il piacere di leggere quello che descrivevi,non so dirti le emozioni dei ricordi,non so esprimere la gioia di sapere che sono ancora dentro di te!
Sei uno schianto di scrittrice,sei capace di suscitare il piacere di leggere e la curiosità di rifarlo,sei profonda e acuta osservatrice. Ma chi era la tua maestra?

Anonimo ha detto...

non ce l'h ancora fatta H...A finire di leggere le tue divagazioni cerebrali sull'ACCA,forse prima del tuo ritorno agli avi riminesi completerò anche questa impresa .
sono andato in un negozio di cinesi ed ho chiesto: quanto costa quella lavatrice pilips? mi han risposto che si diceva filip e costava 999 eulo... ed io : e quella ponola? ... fonola si dice signole... 1000 eulo ... e la pilco? ... filco signole 1100 eulo ... alche' mi avviai all'uscita esclamando: FOLCA MISELIA CHE FLEZZI CHE FA SIGNOLE!!!!!!! NON SEI L'UNICA COME VEDI MARY A NON CAPIRCI UN'ACCA. IL COYOTE